martedì 25 luglio 2023

Mussolini viene arrestato su ordine del re.


 

(25 Luglio 1943) Si riunisce il Gran Consiglio del fascismo, in una seduta che rimarrà nella storia. Durante una tempestosa riunione, durata dieci ore, Benito Mussolini viene messo in minoranza. L'ordine del giorno redatto da Dino Grandi, che aveva ottenuto l’assenso di Galeazzo Ciano e Giuseppe Bottai, chiedeva che Mussolini restituisse i poteri attribuiti al Re dallo Statuto, e che il capo del fascismo aveva sottratto a Vittorio Emanuele III (che di certo non aveva fatto nulla per opporvisi). Il documento rappresentava di fatto un’aperta sconfessione di tutto l’operato del Duce. L’ordine del giorno passa con 19 “sì” contro 8 “no” e un’astensione. Il re chide le dimissione a Mussolini e lo fa arrestare.

 

L'indomani, 25 luglio, Mussolini si recò a Villa Savoia, residenza reale all'interno del grande parco che oggi è Villa Ada (all'epoca residenza privata del sovrano), per un colloquio con il Re, che gli aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 17. Vi si recò accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, varie carte, e la legge d’istituzione del Gran Consiglio, secondo cui l'organismo aveva solo carattere consultivo. Il Re gli comunicò la sua sostituzione da presidente del consiglio con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio.

 

Il capitano dei carabinieri Paolo Vigneri fu incaricato di eseguire l'arresto. Venne convocato telefonicamente con il collega capitano Raffaele Aversa intorno alle ore 14:00 del 25 luglio dal tenente colonnello Giovanni Frignani, il quale espose loro le modalità di esecuzione dell'ordine di arresto spiccato nei confronti del Duce.

 

Vigneri ricevette termini drastici per la consegna ad ogni costo del catturando e si avvalse, per portare a termine la missione, oltre che di Aversa di tre sottufficiali dei Carabinieri (Bertuzzi, Gianfriglia e Zenon), i quali in caso di necessità erano autorizzati a usare le armi.

Badoglio (a cui il re aveva affidato il potere) instaurò un governo militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il capo di stato maggiore, generale Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine e ai distaccamenti militari, la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni sarebbe passato immediatamente per le armi.

 

La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio di ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni sarebbe stato immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.

 

Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera dello stesso Mussolini, liberato da quel di Campo Imperatore dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon («Operazione Quercia»), i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944. Mussolini di fatto era un pupazzo nelle mani di Hitler. Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblichini riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944. Mussolini non riuscì a salvare nemmeno suo genero.

 

lunedì 24 luglio 2023

Hiram Bingham, scopre “Machu Picchu"


 

(24 Luglio 1911) L’esploratore e archeologo statunitense Hiram Bingham, scopre “La città perduta degli Inca”: Machu Picchu (dai termini quechuamachu – che significa "vecchio" – e pikchu, traducibile con "cima" o "montagna), sito nelle Ande peruviane. Guidato da Melchor Arteaga, e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana, Bingham raggiunge l’antichissima città e, consapevole dalla meraviglia del luogo, chiede il sostegno dell'Universita di Yale, della National Geographic e del governo peruviano per avviare lo studio del sito.

 

Dal 1912 Bingham dirige gli scavi archeologici, riportando alla luce le meraviglie della civiltà Inca. L’anno successivo, con la pubblicazione di un articolo sulla rivista National Geographic, la città perduta inizia a farsi conoscere nel mondo, raggiungendo un’indiscutibile fama internazionale. Collocata a m 2048 s.l.m., vi si trovano monumentali testimonianze di una città formata da diversi quartieri come il presidio militare, la residenza reale, il “centro sacrale agricolo.” I cosidetti terrazzamenti circondano le costruzioni e servivano alla coltivazione della coca e di altri prodotti).

 

Probabilmente costruita nell’ultimo quarto del 14° secolo Avanti Cristo, la città si sviluppa intorno a una vasta piazza, cui si accede mediante articolate scalinate. Tra le strutture maggiori si annoverano: il Palazzo della Principessa, il Torrione (o Osservatorio solare), il Gruppo reale, il Tempio delle tre finestre, la Sacrestia, il Tempio principale, l’Intihuatana, il Tempio della luna, il Gruppo dei Mortai, il Gruppo delle tre porte.

 

Si suppone che la città fosse stata costruita dall'imperatore inca Pachacútec e sia rimasta abitata fino alla conquista spagnola del 1532. La posizione della città era un segreto militare ben custodito, in quanto i profondi dirupi che la circondano erano la sua eccellente difesa naturale..

 

Difatti, una volta abbandonata, la sua collocazione rimase sconosciuta per ben quattro secoli. Scoperte archeologiche, unite a recenti studi su documenti coloniali, mostrano che non si trattava di una normale città, quanto piuttosto di una residenza estiva per l'imperatore e la nobiltà Inca. Si è calcolato che non più di 750 persone alla volta potessero risiedere a Machu Picchu e probabilmente durante la stagione delle piogge o quando non c'erano nobili, il numero era ancora minore.

 

Machu Picchu fa parte dei Patrimoni dell'umanità stilati dall'UNESCO, eletto nel nel 2007 come una delle Sette meraviglie del mondo moderno. È il terzo sito archeologico più grande del mondo dopo gli scavi di Pompei e Ostia Antica: nel 2003, più di 400mila persone hanno visitato le rovine e l'UNESCO ha espresso preoccupazione per i danni ambientali che un tale volume di turisti può arrecare al sito.

 

Vincenzo Maria D’Ascanio.

giovedì 20 luglio 2023

Ricordando il G8 di Genova



 

Proprio in questi giorni del Luglio 2001 andai a Genova. Dovevo lavorare per la stagione estiva, ma volevo partecipare al G8. Ero curioso, da tempo i giornali ne parlavano e la tensione si alzava, ma non potevo prevedere che sarebbe accaduto l'irreparabile. Avevo già partecipato ad altre manifestazioni, ma nessuna aveva sopportato il carico di apprensione di quel G8, e soprattutto nessuna era mai stata di quella portata.

 

Il nostro gruppo non era particolarmente numeroso, la manifestazione era cominciata il giorno precedente. Tuttavia, tra i compagni presenti nella nave circolava una voce sempre più insistente, di cui non si comprendevano gli esatti contorni: era stato ucciso un ragazzo, ma non si comprendevano le ragioni e soprattutto non si sapeva se fosse uno dei nostri dei nostri o uno dei loro, pur constatando amaramente che, in ogni caso, una giovane vita era stata spezzata. In effetti, qualcuno mi disse che era stato ucciso un membro delle forze dell'ordine. "Se c'era tensione," pensai, "ora scoppia un putiferio..."

 

L'indomani, al risveglio, notai che il nostro traghetto era circondato da elicotteri, e quando uscii sul ponte vidi che la nave non attraccava nel porto di Genova, ma piuttosto in un piccolo porto non lontano. Camionette dei Carabinieri e della Polizia ci aspettavamo alle fine della scalette, per altro col mitra spianato. Domandai a un ragazzo come potevo arrivare a Genova: lui mi rispose che tutta le strade erano bloccate per decisione del Prefetto, e alla mia modeste lamentele mi disse degli incidenti e della morte di un manifestante. Quando si tolse il casco lo guardai con maggiore attenzione: poteva avere la mia stessa età, 19 o al massimo 20 anni.

 

Soltanto in seguito compresi che proprio la giovane età di Carabinieri o Poliziotti si sarebbe rivelato un fattore determinante, proprio in relazione ai disordini: quando si tratta di gestire l'ordine pubblico è necessaria esperienza, perché in determinati casi la giovane età non è buona consigliera.

A conti fatti mi resi conto che in nessun caso sarei arrivato a Genova. Quella mattina provai un profondo rammarico, perché nella mia facoltà di Scienze Politiche si era parlato a lungo della manifestazione. Inoltre ero certo che vi avrei incontrato altri compagni arrivati dalla Sardegna. Resta ancora il pensiero di come sarebbe stato parteciparvi in prima persona, e non soltanto viverla attraverso i racconti degli altri. Non so, una parte di me, a Genova, voleva esserci ma un'altra parte, quella più debole, mi sussurrava che forse era stato meglio così. Uno dei classici conflitti interiori combattuti tra i tanti "io" che mi compongono.

 

In questa foto, scattata circa dieci anni dopo al Circolo PRC di Quartu S. Elena, presentavo il mio libro insieme a Giuliano Giuliani, il padre di Carlo, il ragazzo ucciso durante gli scontri. Per me fu un grande onore, per questo ringrazio il compagno Manrico Casini per avermi dato la possibilità di conoscere una persona straordinaria. Su quel G8 si è detto tanto, ma nessuna parola, nessuna immagine, potrà eguagliare il mio ricordo degli occhi di Giuliano. Lui Carlo l'ha visto nascere, l'ha visto prima bambino e poi adolescente, l'ha osservato dare i primi calci a un pallone, forse l'avrà accompagnato nel suo primo giorno di scuola... e infine l'ha visto diventare un ragazzo, purtroppo mai un uomo.

 

Sarò stucchevole, ma considero che quella notte non sia stata inutile. Inoltre, oggi vivo nell'assoluta convinzione che le battaglie (non comprese) di quella generazione, se accolte avrebbero reso il nostro pianeta più giusto e vivibile. Protestavamo contro le guerre preventive, che tanti danni hanno creato nel mondo. Chiedevano regole per il lavoro, che poi furono annientate, soprattutto, chiedevamo un mondo più umano, lontano dalle logiche del profitto e della globalizzazione. Ora penso a quelle parole che ci etichettavano, come no global, che oggi ha perso quasi senso, se penso ai sovranismi di questi ultimi anni.

 

Appunto, “noi” non eravamo di certo sovranisti, eravamo “no global,” una cosa ben diversa, anche se può dar luogo a confusione. Il nostro movimento voleva contrastare la deriva del capitalismo, che voleva annullare le specificità dei popoli per omologarli, al fine trasformare i cittadini in meri consumatori. Essere un no global non significava valorizzare le specificità, per escludere gli altri. Significava piuttosto ricordare quanto fosse unico ogni essere umano, e quanto fosse speciale ogni popolo, coi suoi costumi, la sua religione, le sue consuetudini, senza che queste si trasformassero in conflitto di civiltà.

 

Per questo penso che quella manifestazione non sia stata inutile, come non è stata inutile la morte di Carlo, anche se di certo evitabile. Quel G8 mi ricorda sempre che, alla fin fine, credevo e spendevo il mio tempo per degli ideali giusti, e anche se il mondo sembra averci dimenticato, conservo sempre quella positiva sensazione di essere stato e di essere ancora oggi dalla parte giusta della barricata, anche se vent'anni sono passati e, come la società che mi circonda, anch'io posso dirmi cambiato, ma solo nel mio strato più superficiale. A livello dell'epidermide.


Vincenzo Maria D'Ascanio

lunedì 17 luglio 2023

La fine della Germania nazista


 

(17 Luglio 1945) La Seconda Guerra Mondiale volge al termine. A Postdam, le potenze vincitrici, rappresentate dal primo ministro britannico Winston Churchill (poi sosituito da Attlee, vincitore delle elezioni inglesi del 1945) il presidente degli Stati Uniti Harry Truman (F. Delano Roosevelt era deceduto pochi mesi prima) e il leader sovietico Josif Stalin, sono chiamate a decidere le sorti del mondo. In gioco e’ il futuro della Germania e del nuovo ordine post bellico. Nel corso della conferenza, protrattasi sino al 2 agosto, i tre capi di stato decidono, tra le altre cose, la suddivisione del paese in quattro zone di influenza, controllate da Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia, per impedire che la Germania rappresenti ancora un pericolo per la pace mondiale.

In precedenza vi furono diversi incontri, a partire dalla conferenza di Teheran, nel corso dei quali diversi leader delle forze interalleate si incontrarono per definire la gestione della vittoria sul Nazionalsocialismo. Dalla conferenza di Casablanca emerse la richiesta di resa incondizionata, mentre nel corso della conferenza di Yalta fu decisa la ripartizione del territorio tedesco in zone di occupazione coordinate da una commissione di controllo centrale. Dopo il crollo militare, la resa incondizionata del Terzo Reich dell'8 maggio 1945, e l'arresto dei leader del governo Dönitze von Krosigk avvenuto il 23 maggio, le forze vincitrici presero ufficialmente il potere di governo in Germania tramite la dichiarazione di Berlino, la costituzione delle zone di occupazione, e l'insediamento del consiglio di controllo alleato.

Il primo urto scoppiò violento fra Truman e Churchill, da un lato, Stalin e Molotov dall'altro, quando da parte americana si propose la revisione della dichiarazione di Jalta sulle zone liberate d'Europa, con conseguente riorganizzazione dei governi di Ungheria e Romania, su base più democratica. Stalin e Molotov opposero un secco rifiuto.

Il problema italiano fu poi motivo di un nuovo urto: contro la richiesta degli Stati Uniti di apportare "alcune modifiche ai termini dell'armistizio, in considerazione dell'aiuto prestato contro la Germania e della dichiarazione di guerra al Giappone", da parte sovietica si fu irremovibili nel rifiutare qualsiasi trattamento speciale che non fosse garantito anche all'Ungheria, alla Romania e alla Bulgaria. Alla fine il par. IX del protocollo finale riconobbe come primo compito la conclusione con l'Italia di un trattato di pace che avrebbe dovuto "rendere possibile ai tre governi di soddisfare il loro desiderio di appoggiare una domanda da parte dell'Italia per l'ammissione come membro (membership) delle Nazioni Unite". Si raccomandava la conclusione dei trattati con Bulgaria, Finlandia, Romania e Ungheria.

A parte la questione delle riparazioni la politica da adottare in Germania fu il punto più gravido di conseguenze future della conferenza. I suoi obiettivi possono ridursi a tre: a) disarmo e smilitarizzazione; b) denazificazione; c) ricostruzione politica del paese su basi democratiche. Attraverso questi “punti” era intenzione delle potenze occupanti di toglier di mezzo le cause profonde dell'imperialismo tedesco: militarismo prussiano, centralismo, grande concentrazione capitalistica e industriale, diseducazione delle masse. Le tre potenze si trovarono d'accordo nel senso che "per il momento nessun governo centrale tedesco dovesse costituirsi, giusta la decisione di Jalta di attribuire la suprema autorità e responsabilità al consiglio alleato di controllo"


Vincenzo Maria D'Ascanio

giovedì 13 luglio 2023

Breve riassunto delle guerra civile spagnola. Di Vincenzo Maria D'Ascanio


 

(13 Luglio 1936) Madrid: Nella notte fra il 12 e il 13 luglio un drappello di Guardias de asaltorepubblicane cerca di uccidere uno dei maggiori esponenti della destra, José Maria Gil Robles, e, poiché non riesce nel suo intento, decide di assassinare il leader monarchico José Calvo Sotelo. S’intende così vendicare la morte di un tenente delle Guardias de asalto, José del Castillo, assassinato da un gruppo di falangisti nel pomeriggio del 12. Tali atti di violenza segnano l’avvio della guerra civile spagnola (che scoppierà definitivamente a breve, con l’insurrezione delle forze nazionaliste: 17 e 18 luglio).

 

La sollevazione militare contro la repubblica, fu guidata dal “generalissimo” Francisco Franco giunto segretamente dal Marocco. La spediziona franchista godeva non solo dell’appoggio interno dei generali nazionalisti (Goded, Mola, SanJurjo) e dei falangisti, ma anche dell’appoggio esterno delle dittature nazifasciste di Portogallo, Italia e Germania: fu un vero e proprio banco di prova dell’Asse Roma-Berlino (1936) che in seguito sarà spazzato via con la Seconda Guerra Mondiale, con l’inevitabile scia di morte e distruzione.

 

Proprio in questo frangente la Luftwaffe (la forza aerea tedesca) provò la potenza dei suoi cacciabombardieri contro la popolazione civile, radendo al suolo la cittadina basca di Guernica controlla dai repubblicani (aprile 1937).

 

Dalla sua parte il fronte repubblicano godette dell’appoggio dell’Unione sovietica e delle Brigate internazionali (un corpo di volontari democratici e social-comunisiti di varie nazioni). Altre potenze come la Francia e la Gran Bretagna, invece, preferirono mantenere la politica del non intervento che si tradusse in un vero fallimento, dati gli ingenti aiuti che Franco riceveva dall’Italia e soprattutto dalla Germania. La guerra civile spagnola poteva essere il momento ideale per far retrocedere Hitler dalla sua follia nazionalista e imperialista, ma le potenze democratiche tentennarono, come del resto fecero in altre importanti occasioni.

 

Nel corso di tre anni i fronti si alternarono le vittorie ora dei franchisti, ora dei rapubblicani, spostando le sorti ora a favore dell’uno ora dell’altro; l’offensiva nazionalista ebbe infine la meglio quando Franco e i falangisti entrarono a Madrid alla fine di marzo nel 1939. Il nuovo governo del caudillo Franco venne riconosciuto da diverse potenze tra le quali Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Il 1° aprile proclamò la fine delle operzioni belliche e instaurò un regime di stampo fascista, autoritario e militare.

 

Il regime instauratosi in Spagna a seguito delle guerra civile si distaccò dalle dittature italiana e tedesca, concentrando la sua attenzione più sull’instabile condizione interna che non all’espansionismo estero; la Spagna infatti non parteciperà al secondo conflitto mondiale. Un periodo di ricostruzione si sostituì alla guerra. In questa occasione franco si dimostrò un abile stratega: pur avendo goduto dell’appoggio d’Italia e soprattutto Germania durante la guerra civile, non accettò la proposta di Hitler e Mussolini d’entrare a far parte dell’Asse, e dunque dichiarare guerra a Francia e Inghilterra inizizialmente, a USA e Unione Sovietica poi. La Spagna era ancora una nazione profondamente ferita nonché divisa: la guerra avrebbe di certo stimolato i repubblicani, che avrebbero approfittato del malcontento popolare per riprendere le ostilità contro i realisti.

 

Francò pensò invece a rafforzare il suo potere in patria e i tre poteri che ne garantivano l’esistenza:  (la grande proprietà agraria e la Chiesa Cattolica) e basato politicamente sull’ attivismo della Falange e sull’immagine carismatica del caudillo. Così nel 1947 Franco, a seguito di un referendum popolare, restaura la monarchia dei Borbone e se ne fa proclamare protettore a vita.

 

 

Vincenzo Maria D’Ascanio

 

 

* La foto ritrae un famoso quadro di Pablo Picasso, “Guernica,” che fu realizzato nel 1937. Col suo inconfondibile stile, Picasso ha voluto rappresentare il bombardamento della città basca di Guernica da parte delle forze nazifasciste. Ancora oggi questo quadro è un simbolo, che ricorda l’orrore di ogni guerra, capace di procurare all'umanità esclusivamente disperazione e orrore, in ogni luogo e tempo.

lunedì 10 luglio 2023

breve storia del movimento neofascista "Ordine Nuovo"


 

(10 Luglio 1976) Viene ucciso a Roma Vittorio Occorsio. Magistrato presso il Tribunale di Roma, Occorsio ha partecipato al processo per la Strage di Piazza Fontana e ai processi contro Ordine Nuovo. Inoltre, è stato il primo magistrato a occuparsi della loggia P2, indagando sui rapporti tra terrorismo neofascista, massoneria e apparati deviati del Sifar. Dentro l’auto del magistrato, crivellata dai colpi di mitra, viene ritrovato un volantino di rivendicazione di Ordine Nuovo. Per l’omicidio di Occorsio saranno condannati i neofascisti Pierluigi Concutelli e e Gianfranco Ferro come esecutori materiali. Non sono stati mai accertati i mandanti del delitto: una costante, nei delitti di stampo politico del nostro paese.

 

Il Movimento Politico Ordine Nuovo è stata una potente organizzazione paramilitare e terrorista. Inizialmente, fu un'associazione extraparlamentare di estrema destra, nata nel dicembre 1969 dopo il rientro di Pino Rauti all'interno del Movimento Sociale Italiano, raccogliendo l'eredità politica del Centro Studi Ordine Nuovo. I principali dirigenti del movimento erano Clemente Graziani, Salvatore Francia, Roberto Besutti. I dirigenti del movimento nel 1973 finiscono sotto processo con l'accusa di "ricostituzione del disciolto partito fascista", subendo pesanti condanne.

 

ll Movimento Politico Ordine Nuovo viene sciolto ufficialmente nel novembre dal ministro dell'Interno Paolo Emilio Taviani, anche se era già ampiamente predisposto per continuare la propria lotta politica in maniera clandestina. Nel 1974-75 numerosi ex ordinovisti furono coinvolti nelle indagini sugli attentati neofascisti: Pierluigi Concutelli assume il controllo militare del movimento. Il 22 dicembre 2014, ci fu un blitz dei carabinieri del Ros, coordinati dalla procura distrettuale antimafia dell'Aquila, nei confronti di un «gruppo clandestino denominato "Avanguardia ordinovista", che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali».

 

L’azione determinò l’arresto di 14 persone, in numerose regioni italiane, oltre a una serie di perquisizioni a carico di altri indagati, tra cui spiaccano: Stefano Manni, ex carabiniere residente a Montesilvano e indicato come possibile leader del gruppo eversivo e il 93enne Rutilio Sermonti, intellettuale di estrema destra che, secondo i Ros, avrebbe fornito «sostegno ideologico alla struttura, avendo inoltre redatto un documento denominato "Statuto della Repubblica dell'Italia Unita" che rappresenta una nuova Costituzione della Repubblica nella quale viene tracciato il nuovo ordine costituzionale della nazione esplicitamente ispirato all'epoca fascista. Tra i reati contestati all'organizzazione, l'associazione con finalità di terrorismo, eversione dell'ordine democratico e finalizzata all'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici o religiosi.

 

Secondo gli inquirenti, il «compimento di atti di violenza al solo fine di destabilizzare l'ordine pubblico e la tranquillità dello Stato» avrebbe dovuto realizzarsi attraverso una serie di attentati a magistrati, forze dell'ordine, prefetture ed uffici dell’amministrazione statale. Un altro progetto dell'organizzazione, poi sfumato, sarebbe stato anche quello di assassinare lo storico militante ordinovista Marco Affatigato, attualmente latitante e accusato di associazione sovversiva, «ritenuto infame poiché legato ai servizi segreti». Durante il processo in corso nei confronti di Stefano Manni (Sermonti morì nel 2015) questi ha dichiarato che le sue erano "solo sbruffonerie.”

 

Vincenzo M. D’Ascanio.

martedì 4 luglio 2023

Klaus Barbie, il "Boia di Lione."


(04 Luglio 1987) Klaus Barbie, comandante della Gestapo di Lione dal 1942 al 1944, è condannato al carcere a vita per crimini contro l’umanità. I nove giurati popolari e i tre giudici togati della Corte d' Assise di Lione riconoscono all’unanimità “il Boia di Lione” colpevole di aver deportato verso i campi di sterminio 842 persone e di averne ucciso 373, tra cui 52 bambini. Estradato dalla Bolivia nel 1982, Barbie e’ il primo imputato ad esser perseguito e giudicato per crimini contro l’umanità in Francia.

 

Nominato capo della Gestapo di Lione Barbie si distinse per la deportazione di centinaia di ebrei e la tortura ed eliminazione fisica di altre centinaia di patrioti francesi. I suoi sistemi erano crudeli. Aveva stabilito il suo quartier generale all’Hotel Terminus di Lione che divenne il luogo per le sue torture ai danni dei sospetti. Ma non soltanto le persone che in qualche modo avevano legami con la resistenza costituivano le sue vittime. Barbie aveva escogitato il sistema di rastrellare a caso i passanti per le strade di Lione e di torturarli sino a che qualcuno stremato dal dolore non si decideva a rivelare qualcosa. Fu Barbie che scovò quarantaquattro bambini ebrei nascosti nel villaggio di Izieu e li deportò ad Auschwitz.

       

Il 7 giugno 1943 Barbie catturò un membro della Resistenza, René Hardy, e grazie ai suoi metodi sanguinari riuscì a mettere le mani su Jean Moulin, uno dei principali capi della Resistenza francese insieme ad altri due patrioti, Poerre Brossolette e Charles Delestraint. Le sue tracce si persero con la liberazione di Lione da parte delle truppe alleate.

 

Barbie nel settembre 1944 all’avvicinarsi delle truppe americane bruciò tutti gli archivi della Gestapo di Lione, e fece uccidere un centinaio di persone che conoscevano la sua attività. Eliminò anche ventidue agenti che lavoravano per suo conto e che si erano infiltrati nella Resistenza. Di ciò che fece Barbie negli ultimi dieci mesi di guerra non sappiamo nulla: scompare letteralmente da ogni documento ed anche la sua scheda personale nel registro delle SS non indica nulla. Scampato al processo di Norimberga, dopo la seconda guerra mondiale ha partecipato ad attività di intelligence, lavorando per i servizi segreti americani e nascondendosi, dal 1955, in Bolivia, dove operò attivamente per i servizi boliviani sotto lo pseudonimo di Klaus Altmann, venendo infine arrestato e processato negli anni ottanta.

 


domenica 2 luglio 2023

Archeologia industriale: Roma, acciaieria abbandonata.


 

Consiglio di John Fante a tutti i giovani scrittori


 

"Ho un consiglio molto semplice da dare a tutti i giovani scrittori. Non tiratevi mai indietro di fronte a una nuova esperienza. Vivere la vita fino in fondo, prendetela di petto, non lasciatevi sfuggire nulla." (John Fante, "Chiedi alla polvere")

S’Istoria sarda in limba sarda. Di Francesco Casula.

  In unas cantas pimpirias, in televisione, apo contau s'istoria  sa literadura, sa poesia sarda.  - in sa de tres chistionende de s ...